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di Roberto
Bracco
Capitolo 3:
Tutte le cose cooperano al bene ...
1. La
Bibbia è verità
2. La
forza di resistere fondata sulla verità della Bibbia
3. La
fede mostra i risultati benefici della persecuzione
4. La
persecuzione induce ad una consacrazione totale
1. La
Bibbia è verità
«Or noi sappiamo che
tutte le cose cooperano al bene ...»
Noi cristiani
accettiamo incondizionatamente il principio che la
Bibbia, cioè la Parola di Dio, è verità.
Questa fiducia viene esternata nelle nostre
testimonianze, viene codificata dai nostri
articoli di fede, viene sostenuta nelle nostre
polemiche.
Si, noi crediamo che la Bibbia è
verità.
Quando però le
Scritture affermano le particolari verità proclamate
da Dio, noi, proprio noi cristiani, cominciamo a
vacillare.
Cioè siamo forse disposti e pronti ad accettare
e credere a determinate verità, ma non siamo
altrettanto pronti a credere ad altre verità.
Forse ci apriamo per credere a quelle verità,
teoriche o pratiche, che sono congiunte alla
consolazione, alla gioia, alla benedizione, ma
non siamo disposti ad accettare quelle verità
che ci parlano di dolore, di sofferenza, di prova.
L'affermazione
dell'apostolo Paolo nell'epistola ai Romani fa parte
di quest'ultima specie.
«... Tutte le cose
cooperano al bene ...»
È facile credere a questa
dichiarazione quando il nostro sentiero è cosparso di
petali profumati, ma, purtroppo, non è altrettanto
facile credere quando davanti a noi si presentano
circostanze minacciose: persecuzioni, dolori.
La verità però
rimane sempre verità, indipendentemente dall'attitudine
che noi assumiamo di fronte ad essa, e noi possiamo
goderne il beneficio ineffabile nella misura che l'accettiamo
umilmente nella nostra vita.
Molti,
oggi, non credono alla Bibbia ed anzi la combattono
accanitamente, ma non per questo la Bibbia cessa
di essere verità; l'unico risultato dei nemici
di essa è quello di perdere le benedizioni
che la Bibbia offre a tutti gli uomini.
Sentiamo
ripetere spesso: Io
non credo all'inferno..., o Io non
credo al Paradiso.
Ma queste parole non distruggono l'inferno ed il
Paradiso e servono soltanto a far perdere il
timore dell'inferno e la speranza del cielo a
coloro che le pronunciano cinicamente.
2. La
forza di resistere fondata sulla verità della
Bibbia
I fratelli
perseguitati d'Italia hanno conseguito abbondanti
benedizioni, perché hanno saputo credere che tutte
le cose cooperano al bene di coloro che amano Iddio.
Se noi guardiamo
alla prova, al dolore, alla persecuzione, come se
questi fossero nemici spietati della nostra vita,
noi non possiamo conquistare il bene che è
connesso a queste cose; ma se noi sapremo
affrontare queste circostanze, come necessità
benefiche, preparate o permesse da Dio, noi
raccoglieremo certamente i pacifici frutti di
giustizia generati dal dolore. La fede dei cristiani non è
stata una fede vacillante, perché la persuasione
di andare incontro alle benedizioni ha reso ogni
prova rosea ed ogni cimento leggero.
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Non sempre durante il periodo
della persecuzione abbiamo potuto afferrare il
significato delle prove; molte volte non ci è stato
possibile scorgere il bene contenuto nei dolori
sofferti, ma non per questo, fede e persuasione sono
crollate, perché sapevamo che il bene promesso da
Dio può apparire molto tempo dopo o può rimanere
nascosto agli occhi nostri.
Forse
noi non riusciamo a vedere il risultato benefico
delle circostanze dolorose della nostra vita
cristiana ed il Signore ripete a noi come a
Pietro: «Tu non
sai ora quello che Io faccio, ma lo saprai in
seguito».
Non riusciamo a vedere, ripeto, il risultato
voluto da Dio, ma non per questo non si manifesta,
e noi, quando un giorno appariremo nel cospetto
di Dio, potremo conoscere il perché ed il
significato di ogni cosa ed allora, di fronte ai
secoli, innalzeremo il nostro salmo di lode,
ripetendo lassù che veramente tutte le cose
cooperarono al nostro bene, in armonia con i
piani divini.
3. La
fede mostra i risultati benefici della
persecuzione
Ho detto che non
sempre, durante la persecuzione, abbiamo potuto
scorgere subito o chiaramente la benedizione
conseguente alle prove, ma è necessario aggiungere
che molte e molte volte il piano prezioso e benefico
del Signore è apparso così chiaramente e così
sollecitamente da infondere nei nostri cuori il più
vivo degli incoraggiamenti.
Abbiamo visto che molte
prove non avevano altro scopo che quello di farci
portare la testimonianza e la predicazione dell'Evangelo
in luoghi o a persone che non potevano essere
raggiunte diversamente.
Molti e molti luoghi di confino, ove furono
esiliati i fedeli, furono raggiunti dalla
predicazione della verità ed oggi ci sono
diverse comunità nate per quelle testimonianze
che parlano del piano benefico di Dio.
Autorità, magistrati, agenti di pubblica
sicurezza furono evangelizzati esclusivamente
perché gli arresti, la prigionia, i processi ci
misero in condizione di parlare liberamente e
francamente del Salvatore.
E la Parola, nelle prigioni, non fu portata
unicamente per la via della persecuzione?
In Italia non è
permesso evangelizzare i carcerati perché
soltanto i sacerdoti cattolici hanno accesso
nelle celle delle prigioni, ma Iddio ha aperto
quelle porte di ferro davanti a noi.
È vero che esse poi si richiudevano alle
nostre spalle, ma questo era soltanto per
darci una più ampia opportunità di parlare
di Cristo agli infelici peccatori che si
trovavano reclusi in quei luoghi.
E nelle prigioni, luoghi di tormento e di
peccato, la Parola di Dio ha avuto la sua via:
peccatori sono stati salvati e Iddio ha anche
battezzato nello Spirito Santo lì, dove
nessuno può giungere.
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Ricordo la
testimonianza simpatica e significativa di un caro
fratello della nostra comunità.
Questo fratello fu
arrestato molteplici volte e trascorse gran parte
del periodo della persecuzione fra la prigione e
lesilio.
Sempre pieno di fervore e di zelo, amava chiedere
a Dio: Signore se in questa comunità
ci devono essere dei martiri, concedimi lonore
di essere il primo.
Iddio non lo esaudì in questa richiesta, ma oggi
egli è ugualmente con il Signore.
I piani eterni non si conciliano sempre con i
nostri desideri e le nostre richieste.
Questo fratello, durante
una delle sue diverse detenzioni, fu posto nella
cella di un criminale in attesa di processo;
costui era un uomo collerico e violento accusato
di rissa a mano armata.
Il caro fratello S. non indugiò a parlare del
Salvatore al povero carcerato, ma questi respinse
duramente la testimonianza.
Provò altre volte, ma il risultato fu identico;
anzi sembrava che la Parola di Dio provocasse lira
e la collera del temibile peccatore.
Il povero fratello divenne ben presto l'oggetto
degli insulti e della collera furente del suo
compagno di cella, ma egli non venne mai meno nel
suo contegno damore, di dolcezza e di
mansuetudine.
Un giorno che S. pregava inginocchiato presso la
sua branda, il criminale, fuori di sé, si
lanciò sopra di lui, brandendo uno sgabello di
legno. Era deciso di fracassarglielo sul capo per
farla finita con quell'uomo che rappresentava un'accusa
alla sua vita di peccato.
Egli stava per compiere il gesto criminale quando
una mano onnipotente, quella di Dio, gli fermò
energicamente il braccio: lo sgabello cadde a
terra.
La lotta continuò ancora alcuni giorni, ma
sempre più lieve: il povero peccatore cominciava
a sentire la voce delle opere del caro servitore
di Dio
Un giorno venne la
capitolazione; il criminale si avvicinò al
fratello con dolcezza e gli confessò: Riconosco
che tu sei veramente un figliuolo di Dio!
Riconosco che quello che tu pratichi e predichi
è la verità. Vorrei accettarla, ma non posso!
Perchè non puoi? chiese prontamente
il fratello.
Perché io non potrei sostenere gli scherni e le
persecuzioni che tu sostieni rispose il
poveretto, e poi proseguì: Io vedo che tu
sei l'oggetto degli insulti di tutti e
particolarmente dei carcerieri; quando essi
entrano nella cella e ti trovano inginocchiato,
ti coprono di parole malvagie. Io non potrei
sopportare tutte quelle offese; eppure credo che
Gesù è il mio Salvatore e vorrei accettarLo; si,
vorrei accettarLo con tutto il cuore, ma non
posso, non posso
Il povero peccatore pentito stava ripetendo con
tono accorato: Non posso, non posso
,
quando la potenza di Dio cadde sopra di lui in
una gloriosa e dolcissima visitazione.
Egli cadde sulle sue ginocchia e cominciò a
gridare con tutta la forza dei suoi robusti
polmoni: Signore, abbi pietà di me; abbi
pietà di me; abbi pietà di me: salvami!
A quei gridi forti e prolungati corsero le
guardie, gli inservienti, i carcerieri ed
entrarono nella cella.
Compresero subito quello che era avvenuto e
presero ad insultare il peccatore penitente, ma
egli ormai non si curava più di loro e delle
loro offese; aveva trovato il Signore.
In seguito Dio
manifestò meravigliosamente il Suo aiuto verso
di lui e in poco tempo riacquistò la libertà.
Pieno di gioia nella salvezza trovata, fece
ritorno al suo paese ed incominciò subi-to a
rendere testimonianza del Redentore.
Tutti rimasero meravigliati del suo miracoloso
mutamento e particolarmente i Suoi familiari
furono colpiti dall'evidenza dell'opera di Dio e
lo Spirito Santo trovò una strada aperta per
operare.
Oggi, in quel paese, esiste una piccola comunità
per la sofferenza di un figliuolo di Dio e per la
sua fedeltà.
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Sì, tutte le cose
cooperano al bene.
4. La
persecuzione induce ad una consacrazione totale
Quando medito il verso di Paolo ai
Romani e laffermazione categorica che è contenuta
in essa, non posso fare a meno di associarlo, nel
pensiero, al periodo della persecuzione.
Iddio è veramente
meraviglioso e sa concepire dei piani che ci colmano
di sorpresa.
Ricordo
un periodo particolarmente duro nella lotta della
persecuzione e ricordo come, attraverso quella
prova che sembrava dannosa per la chiesa, il
Signore portò in luce bene e prosperità per
ieri e per oggi.
Le autorità presero
la decisione di privare il popolo
di Dio dei suoi conduttori; esse
erano riuscite ad individuare coloro che, nel mezzo
dei fedeli, espletavano un ministerio ed esercitavano
una funzione direttiva e perciò determinarono di
arrestarli, rimpatriarli, esiliarli, allo scopo di
generare lo smarrimento e quindi la paralisi dell'opera.
La prova fu veramente dolorosa, perché vedemmo,
uno dopo l'altro, eliminati tutti coloro che
amministravano la Parola e che guidavano il
popolo, ma da questa prova scaturì, in maniera
gloriosa, la benedizione divina, perché mentre
i ministri già all'opera venivano eliminati,
altri sorgevano per prendere prontamente il loro
posto.
Gli atti di consacrazione si
compivano uno dopo l'altro e Iddio suggellava questa
disposizione colmando i cuori di potenza e di sufficienza
per il ministerio.
Fu attraverso questa circostanza che
anche io, circa venti anni fa, benché giovane di età e
ancora giovane nella fede, feci il mio atto di
consacrazione al servizio di Dio.
Mi sentii chiamato a prendere il posto di altri che erano
stati arrestati ed allontanati e Iddio mi approvò per
aiutarmi in questo arduo compito.
In seguito anch'io fui eliminato temporaneamente dal
servizio ed altri presero il mio posto e così Iddio,
mediante la persecuzione diretta particolarmente agli
operai del suo campo, seppe chiamare, suscitare e
sospingere un notevole numero di servitori nel suo
servizio.
Voglio anzi
raccontare come fu chiamato e preparato per l'opera
uno di questi operai nati dal fuoco della lotta.
Questo fratello fu
evangelizzato nel periodo della persecuzione .
Egli aveva cercato ansiosamente la verità per
molto tempo e perciò accettò la testimonianza
con entusiasmo sincero.
Nessuno gli parlò di riunioni, ma egli stesso
fece richiesta di poter incontrare i fedeli, di
poter lodare il Signore.
Ma il fratello che lo aveva evangelizzato era
perplesso e titubante ed alfine sinceramente gli
dichiarò: Noi siamo perseguitati; le
nostre riunioni quindi sono pericolose, perché
possiamo essere sempre arrestati ed imprigionati...
Questo fratello non sapeva se le sue parole
sarebbero state accolte con piacere; ma con
piacevole meraviglia si sentì rispondere
entusiasticamente: Perseguitati, arrestati?
Ma questa per me è una prova ulteriore che siete
nella verità: la chiesa cristiana è stata
sempre perseguitata ed io non ho timore di essere
perseguitato, assieme ai cristiani, per la gloria
di Dio.
Volle venire al culto; fummo sorpresi ed
arrestati ed egli fu arrestato insieme a noi.
Dopo diverse settimane di carcere fu rimpatriato
al suo paese nativo.
Si trovò sin dai suoi primi passi del sentiero
cristiano solo, lontano dalla fratellanza,
stretto dal bisogno e in mezzo alla lotta dell'incomprensione
e della persecuzione, ma non si scoraggiò.
Le esperienze che aveva fatto avevano
sufficientemente e profondamente confermato il
suo cuore nella via della verità e quindi lì,
nella solitudine e nella prova incominciò a
pregare fervidamente per essere rivestito di
potenza divina.
L'Iddio fedele non tardò ad esaudire quella
preghiera sincera ed il giovane fratello fu
battezzato nello Spirito Santo ed appartato per
il ministerio dell'Evangelo.
Con ogni franchezza, in mezzo ai disagi, alla
miseria e alle prove, egli incominciò il suo
lavoro evangelistico ed ancora oggi, che sono
trascorsi ormai diciotto anni, egli lo sta
continuando con vera capacità spirituale. |
Iddio quindi seppe
moltiplicare gli operai, riuscì a far sorgere le
comunità, condusse la testimonianza nelle prigioni e
davanti alle autorità mediante le prove e le
persecuzioni.
Tutto questo ci
conferma che «tutte
le cose cooperano al bene».
Non importa, ripeto, se
questo bene appare o rimane nascosto; esso c'è
ed in questa fiducia la nostra vita si deve
arrendere, nella calma o nella persecuzione,
nelle braccia di Dio.
I fratelli
perseguitati dItalia hanno saputo comprendere
questa verità preziosa nei giorni della lotta e
Iddio li ha potuti usare per adempiere i suoi piani.
Quando questa verità è
norma nella nostra vita, forza nel nostro cuore,
diveniamo sempre gli strumenti docili dei piani
divini.
Si, tutte le cose
cooperano al bene di coloro che amano Iddio ed i
nostri persecutori stessi hanno dovuto vedere e
riconoscere che la loro potenza e i loro
provvedimenti non hanno danneggiato, anzi hanno
aiutato la chiesa del Signore nel suo sviluppo e
nella sua prosperità.
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