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Persecuzione in Italia


di Roberto Bracco




Questo lavoro è stato tratto dal sito della "Comunità Evangelica Pentecostale" dell'"Assemblea Cristiana Evangelica Chiesa ALFA e OMEGA" all'indirizzo web:
http://www.chiesadiroma.it/index.htm alla pagina interna: http://www.chiesadiroma.it/RBracco/Persecuzione/persecuzione.htm




Capitolo 3: Tutte le cose cooperano al bene ...





1. La Bibbia è verità

2. La forza di resistere fondata sulla verità della Bibbia

3. La fede mostra i risultati benefici della persecuzione

4. La persecuzione induce ad una consacrazione totale





1. La Bibbia è verità

«Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene ...»

Noi cristiani accettiamo incondizionatamente il principio che la Bibbia, cioè la Parola di Dio, è verità.

Questa fiducia viene esternata nelle nostre testimonianze, viene codificata dai nostri articoli di fede, viene sostenuta nelle nostre polemiche.

Si, noi crediamo che la Bibbia è verità.

Quando però le Scritture affermano le particolari verità proclamate da Dio, noi, proprio noi cristiani, cominciamo a vacillare.

Cioè siamo forse disposti e pronti ad accettare e credere a determinate verità, ma non siamo altrettanto pronti a credere ad altre verità.

Forse ci apriamo per credere a quelle verità, teoriche o pratiche, che sono congiunte alla consolazione, alla gioia, alla benedizione, ma non siamo disposti ad accettare quelle verità che ci parlano di dolore, di sofferenza, di prova.

L'affermazione dell'apostolo Paolo nell'epistola ai Romani fa parte di quest'ultima specie.

«... Tutte le cose cooperano al bene ...»

È facile credere a questa dichiarazione quando il nostro sentiero è cosparso di petali profumati, ma, purtroppo, non è altrettanto facile credere quando davanti a noi si presentano circostanze minacciose: persecuzioni, dolori.

La verità però rimane sempre verità, indipendentemente dall'attitudine che noi assumiamo di fronte ad essa, e noi possiamo goderne il beneficio ineffabile nella misura che l'accettiamo umilmente nella nostra vita.

Molti, oggi, non credono alla Bibbia ed anzi la combattono accanitamente, ma non per questo la Bibbia cessa di essere verità; l'unico risultato dei nemici di essa è quello di perdere le benedizioni che la Bibbia offre a tutti gli uomini.

Sentiamo ripetere spesso: “Io non credo all'inferno...”, o “Io non credo al Paradiso”. Ma queste parole non distruggono l'inferno ed il Paradiso e servono soltanto a far perdere il timore dell'inferno e la speranza del cielo a coloro che le pronunciano cinicamente.

2. La forza di resistere fondata sulla verità della Bibbia

I fratelli perseguitati d'Italia hanno conseguito abbondanti benedizioni, perché hanno saputo credere che tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Iddio.

Se noi guardiamo alla prova, al dolore, alla persecuzione, come se questi fossero nemici spietati della nostra vita, noi non possiamo conquistare il bene che è connesso a queste cose; ma se noi sapremo affrontare queste circostanze, come necessità benefiche, preparate o permesse da Dio, noi raccoglieremo certamente i pacifici frutti di giustizia generati dal dolore.

La fede dei cristiani non è stata una fede vacillante, perché la persuasione di andare incontro alle benedizioni ha reso ogni prova rosea ed ogni cimento leggero.

Non sempre durante il periodo della persecuzione abbiamo potuto afferrare il significato delle prove; molte volte non ci è stato possibile scorgere il bene contenuto nei dolori sofferti, ma non per questo, fede e persuasione sono crollate, perché sapevamo che il bene promesso da Dio può apparire molto tempo dopo o può rimanere nascosto agli occhi nostri.

Forse noi non riusciamo a vedere il risultato benefico delle circostanze dolorose della nostra vita cristiana ed il Signore ripete a noi come a Pietro: «Tu non sai ora quello che Io faccio, ma lo saprai in seguito».

Non riusciamo a vedere, ripeto, il risultato voluto da Dio, ma non per questo non si manifesta, e noi, quando un giorno appariremo nel cospetto di Dio, potremo conoscere il perché ed il significato di ogni cosa ed allora, di fronte ai secoli, innalzeremo il nostro salmo di lode, ripetendo lassù che veramente tutte le cose cooperarono al nostro bene, in armonia con i piani divini.

3. La fede mostra i risultati benefici della persecuzione

Ho detto che non sempre, durante la persecuzione, abbiamo potuto scorgere subito o chiaramente la benedizione conseguente alle prove, ma è necessario aggiungere che molte e molte volte il piano prezioso e benefico del Signore è apparso così chiaramente e così sollecitamente da infondere nei nostri cuori il più vivo degli incoraggiamenti.

Abbiamo visto che molte prove non avevano altro scopo che quello di farci portare la testimonianza e la predicazione dell'Evangelo in luoghi o a persone che non potevano essere raggiunte diversamente.

Molti e molti luoghi di confino, ove furono esiliati i fedeli, furono raggiunti dalla predicazione della verità ed oggi ci sono diverse comunità nate per quelle testimonianze che parlano del piano benefico di Dio.

Autorità, magistrati, agenti di pubblica sicurezza furono evangelizzati esclusivamente perché gli arresti, la prigionia, i processi ci misero in condizione di parlare liberamente e francamente del Salvatore.

E la Parola, nelle prigioni, non fu portata unicamente per la via della persecuzione?

In Italia non è permesso evangelizzare i carcerati perché soltanto i sacerdoti cattolici hanno accesso nelle celle delle prigioni, ma Iddio ha aperto quelle porte di ferro davanti a noi.

È vero che esse poi si richiudevano alle nostre spalle, ma questo era soltanto per darci una più ampia opportunità di parlare di Cristo agli infelici peccatori che si trovavano reclusi in quei luoghi.

E nelle prigioni, luoghi di tormento e di peccato, la Parola di Dio ha avuto la sua via: peccatori sono stati salvati e Iddio ha anche battezzato nello Spirito Santo lì, dove nessuno può giungere.

Ricordo la testimonianza simpatica e significativa di un caro fratello della nostra comunità.

Questo fratello fu arrestato molteplici volte e trascorse gran parte del periodo della persecuzione fra la prigione e l’esilio.

Sempre pieno di fervore e di zelo, amava chiedere a Dio: “Signore se in questa comunità ci devono essere dei martiri, concedimi l’onore di essere il primo”.

Iddio non lo esaudì in questa richiesta, ma oggi egli è ugualmente con il Signore.

I piani eterni non si conciliano sempre con i nostri desideri e le nostre richieste.

Questo fratello, durante una delle sue diverse detenzioni, fu posto nella cella di un criminale in attesa di processo; costui era un uomo collerico e violento accusato di rissa a mano armata.

Il caro fratello S. non indugiò a parlare del Salvatore al povero carcerato, ma questi respinse duramente la testimonianza.

Provò altre volte, ma il risultato fu identico; anzi sembrava che la Parola di Dio provocasse l’ira e la collera del temibile peccatore.

Il povero fratello divenne ben presto l'oggetto degli insulti e della collera furente del suo compagno di cella, ma egli non venne mai meno nel suo contegno d’amore, di dolcezza e di mansuetudine.

Un giorno che S. pregava inginocchiato presso la sua branda, il criminale, fuori di sé, si lanciò sopra di lui, brandendo uno sgabello di legno. Era deciso di fracassarglielo sul capo per farla finita con quell'uomo che rappresentava un'accusa alla sua vita di peccato.

Egli stava per compiere il gesto criminale quando una mano onnipotente, quella di Dio, gli fermò energicamente il braccio: lo sgabello cadde a terra.

La lotta continuò ancora alcuni giorni, ma sempre più lieve: il povero peccatore cominciava a sentire la voce delle opere del caro servitore di Dio…

Un giorno venne la capitolazione; il criminale si avvicinò al fratello con dolcezza e gli confessò: “Riconosco che tu sei veramente un figliuolo di Dio! Riconosco che quello che tu pratichi e predichi è la verità. Vorrei accettarla, ma non posso!

“Perchè non puoi?” chiese prontamente il fratello.

Perché io non potrei sostenere gli scherni e le persecuzioni che tu sostieni” rispose il poveretto, e poi proseguì: “Io vedo che tu sei l'oggetto degli insulti di tutti e particolarmente dei carcerieri; quando essi entrano nella cella e ti trovano inginocchiato, ti coprono di parole malvagie. Io non potrei sopportare tutte quelle offese; eppure credo che Gesù è il mio Salvatore e vorrei accettarLo; si, vorrei accettarLo con tutto il cuore, ma non posso, non posso…”

Il povero peccatore pentito stava ripetendo con tono accorato: “Non posso, non posso…”, quando la potenza di Dio cadde sopra di lui in una gloriosa e dolcissima visitazione.

Egli cadde sulle sue ginocchia e cominciò a gridare con tutta la forza dei suoi robusti polmoni: “Signore, abbi pietà di me; abbi pietà di me; abbi pietà di me: salvami!”

A quei gridi forti e prolungati corsero le guardie, gli inservienti, i carcerieri ed entrarono nella cella.

Compresero subito quello che era avvenuto e presero ad insultare il peccatore penitente, ma egli ormai non si curava più di loro e delle loro offese; aveva trovato il Signore.

In seguito Dio manifestò meravigliosamente il Suo aiuto verso di lui e in poco tempo riacquistò la libertà. Pieno di gioia nella salvezza trovata, fece ritorno al suo paese ed incominciò subi-to a rendere testimonianza del Redentore.

Tutti rimasero meravigliati del suo miracoloso mutamento e particolarmente i Suoi familiari furono colpiti dall'evidenza dell'opera di Dio e lo Spirito Santo trovò una strada aperta per operare.

Oggi, in quel paese, esiste una piccola comunità per la sofferenza di un figliuolo di Dio e per la sua fedeltà.

Sì, tutte le cose cooperano al bene.

4. La persecuzione induce ad una consacrazione totale

Quando medito il verso di Paolo ai Romani e l’affermazione categorica che è contenuta in essa, non posso fare a meno di associarlo, nel pensiero, al periodo della persecuzione.

Iddio è veramente meraviglioso e sa concepire dei piani che ci colmano di sorpresa.

Ricordo un periodo particolarmente duro nella lotta della persecuzione e ricordo come, attraverso quella prova che sembrava dannosa per la chiesa, il Signore portò in luce bene e prosperità per ieri e per oggi.

Le autorità presero la decisione di privare il popolo di Dio dei suoi conduttori; esse erano riuscite ad individuare coloro che, nel mezzo dei fedeli, espletavano un ministerio ed esercitavano una funzione direttiva e perciò determinarono di arrestarli, rimpatriarli, esiliarli, allo scopo di generare lo smarrimento e quindi la paralisi dell'opera.

La prova fu veramente dolorosa, perché vedemmo, uno dopo l'altro, eliminati tutti coloro che amministravano la Parola e che guidavano il popolo, ma da questa prova scaturì, in maniera gloriosa, la benedizione divina, perché mentre i ministri già all'opera venivano eliminati, altri sorgevano per prendere prontamente il loro posto.

Gli atti di consacrazione si compivano uno dopo l'altro e Iddio suggellava questa disposizione colmando i cuori di potenza e di sufficienza per il ministerio.

Fu attraverso questa circostanza che anche io, circa venti anni fa, benché giovane di età e ancora giovane nella fede, feci il mio atto di consacrazione al servizio di Dio.

Mi sentii chiamato a prendere il posto di altri che erano stati arrestati ed allontanati e Iddio mi approvò per aiutarmi in questo arduo compito.

In seguito anch'io fui eliminato temporaneamente dal servizio ed altri presero il mio posto e così Iddio, mediante la persecuzione diretta particolarmente agli operai del suo campo, seppe chiamare, suscitare e sospingere un notevole numero di servitori nel suo servizio.

Voglio anzi raccontare come fu chiamato e preparato per l'opera uno di questi operai nati dal fuoco della lotta.

Questo fratello fu evangelizzato nel periodo della persecuzione .

Egli aveva cercato ansiosamente la verità per molto tempo e perciò accettò la testimonianza con entusiasmo sincero.

Nessuno gli parlò di riunioni, ma egli stesso fece richiesta di poter incontrare i fedeli, di poter lodare il Signore.

Ma il fratello che lo aveva evangelizzato era perplesso e titubante ed alfine sinceramente gli dichiarò: “Noi siamo perseguitati; le nostre riunioni quindi sono pericolose, perché possiamo essere sempre arrestati ed imprigionati...”

Questo fratello non sapeva se le sue parole sarebbero state accolte con piacere; ma con piacevole meraviglia si sentì rispondere entusiasticamente: “Perseguitati, arrestati? Ma questa per me è una prova ulteriore che siete nella verità: la chiesa cristiana è stata sempre perseguitata ed io non ho timore di essere perseguitato, assieme ai cristiani, per la gloria di Dio”.

Volle venire al culto; fummo sorpresi ed arrestati ed egli fu arrestato insieme a noi.

Dopo diverse settimane di carcere fu rimpatriato al suo paese nativo.

Si trovò sin dai suoi primi passi del sentiero cristiano solo, lontano dalla fratellanza, stretto dal bisogno e in mezzo alla lotta dell'incomprensione e della persecuzione, ma non si scoraggiò.

Le esperienze che aveva fatto avevano sufficientemente e profondamente confermato il suo cuore nella via della verità e quindi lì, nella solitudine e nella prova incominciò a pregare fervidamente per essere rivestito di potenza divina.

L'Iddio fedele non tardò ad esaudire quella preghiera sincera ed il giovane fratello fu battezzato nello Spirito Santo ed appartato per il ministerio dell'Evangelo.

Con ogni franchezza, in mezzo ai disagi, alla miseria e alle prove, egli incominciò il suo lavoro evangelistico ed ancora oggi, che sono trascorsi ormai diciotto anni, egli lo sta continuando con vera capacità spirituale.

Iddio quindi seppe moltiplicare gli operai, riuscì a far sorgere le comunità, condusse la testimonianza nelle prigioni e davanti alle autorità mediante le prove e le persecuzioni.
Tutto questo ci conferma che «tutte le cose cooperano al bene».

Non importa, ripeto, se questo bene appare o rimane nascosto; esso c'è ed in questa fiducia la nostra vita si deve arrendere, nella calma o nella persecuzione, nelle braccia di Dio.

I fratelli perseguitati d’Italia hanno saputo comprendere questa verità preziosa nei giorni della lotta e Iddio li ha potuti usare per adempiere i suoi piani.

Quando questa verità è norma nella nostra vita, forza nel nostro cuore, diveniamo sempre gli strumenti docili dei piani divini.

Si, tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Iddio ed i nostri persecutori stessi hanno dovuto vedere e riconoscere che la loro potenza e i loro provvedimenti non hanno danneggiato, anzi hanno aiutato la chiesa del Signore nel suo sviluppo e nella sua prosperità.